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Il Fintech rivoluzionerà le bance: App, consulenti robot e prestiti tra privati

La rivoluzione avrà un nome, Fintech. Secondo un report di McKinsey illustra un problema che potrebbe nascere tra circa 10 anni a causa dell’elevata tecnologia. Proprio a causa dell’elevatissima diffusione di Hi-tech le banche tradizionali rischieranno di perdere dal 10% al 40%, e fino al 60% degli utili. Ignazio Visco, governatore di Bankitalia ha lanciato l’allarme e ha detto il credito deve assolutamente adeguarsi alle nuove tecnologie.

Sicuramente la rivoluzione non sarà poi così semplice dato che alcune start-up e aziende hanno quasi sostituito le banche. Infatti alcune start-up si occupano di transazioni, alcune di pagamenti, altre di attività di consulenza e addirittura altre ancora di prestiti. La vera difficoltà è capire l’utente cosa vuole e le banche come possono rivoluzionare il loro mercato.

La domanda sorge spontanea, la concorrenza aumenta e la tecnologia sta prendendo il sopravvento, di conseguenza chi vincerà la guerra tra start-up e banche? Un esempio lampante è il Fintech, il più finanziato. Finanziamenti di ben 20 miliardi di dollari nel 2015.  C’è da sottolineare però che anche alcune start-up del Fintech affrontano più o meno grossi problemi, come costi e dimensioni riguardanti l’acquisizione dei clienti.

A Mike Laven, Ceo di CurrencyCloud, sorge una domanda spontanea: «La banca inglese Lloyd ha due milioni di clienti che usano l’app. Come puoi competere sul lungo termine quando il 92% del mercato è ancora dei grandi?». Prendiamo l’esempio di Number26 che è un nuovo progetto, ma possiede già 200 mila clienti. 

Una risposta alla domanda di Mike arriva dal  Ceo di Kantox che dice: «Se vuoi essere davvero dirompente devi avere una tecnologia unica e difendibile». Il Ceo di Kantox non si riferisce solo a tecnologie migliori e perfezionate, ma anche a distinguersi dalla massa, infatti molte start-up utilizzano una leva importante per “rubare” i clienti delle banche tradizionali, il prezzo.

La rivoluzione del mercato bancario

Una rivoluzione abbastanza fattibile potrebbe essere la modifica sul modello economico, infatti Taavet Hinrikus, fondatore di TransferWise è abbastanza sicuro di ciò che dice e convinto di quel che fa e pensa: «Le banche pensano: “Quanto posso far pagare per un servizio che mi costa zero?”, mentre noi pensiamo: “Quanto poco posso far pagare?”. C’è ancora un grande spazio da recuperare in termini di trasparenza, per esempio sui mutui».

Un esempio di possibile rivoluzione è quella da poter fare sui prestiti e sul credito. Qui si può battere la concorrenza, proprio come ha fatto Earnest. Una banca online californiana che offre credito dopo aver eseguito una valutazione guidata da un software in soli due minuti.

Ormai anche la banche stesse investono in start-up proprio per affidarsi alle tecnologie delle nuove generazioni. Alcuni esempi: Unicredit investe 200 milioni in start-up, Monte dei Paschi ha lanciato Widiba, banca che utilizza solo il mondo dell’on line per offrire i servizi ai suoi clienti e tante altre che decidono di battere la concorrenza in questo modo.

Neal Cross, capo dell’innovazione della banca singaporiana Dbs conclude dicendo: «Le differenze tra startup e banche si stanno riducendo, Le banche hanno solo un problema di ego. Se risolvono quello, è fatta». 

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