Apparentemente sui mutui 2017 tasso fisso e variabile sembrano non aver subito alcuna variazione di rilievo rispetto all’anno precedente: nei primi mesi del nuovo anno è possibile stipulare o surrogare un mutuo a tasso fisso intorno al 2 per cento e a tasso variabile all’incirca all’1 per cento, esattamente come ad agosto o settembre 2016. Questo vuol dire che l’andamento dei tassi resterà immutato per tutto il 2017? In realtà gli analisti esperti del settore spiegano come l’impatto determinante sui tassi di interesse nei prossimi mesi potrebbe essere dato dall’andamento degli indici che influenzano la formazione sia del tasso fisso che di quello variabile: l’apparente immutabilità dei tassi applicati ai clienti cela infatti il diverso modo in cui gli istituti di credito arrivano a praticare le medesime offerte di sei mesi fa. Cerchiamo di vederci più chiaro spiegando l’andamento degli indici e l’influenza su tasso fisso e variabile dei mutui 2017.
Indice Eurirs tasso fisso
Alla formazione del tasso fisso contribuisce in maniera determinante l’Eurirs, acronimo per Euro Interest Rate Swap: l’andamento di questo indice è sostanzialmente raddoppiato rispetto all’estate 2016, passando dallo 0,65 per cento all’1,35 per cento, ben 70 punti base in più. Eppure al momento non sembra influire sul tasso fisso applicato dalle banche ai finanziamenti: come mai? In questa fase gli istituti di credito pur di erogare mutui a tasso fisso sono disposte a dimezzare lo spread che praticano sui finanziamenti, in modo che non si crei un eccessivo divario con le offerte di mutuo a tasso variabile: facendo una comparazione tramite i simulatori disponibili on line, emerge come nelle migliori offerte di mutuo a tasso fisso gli spread siano scesi fino allo 0,65 per cento, a fronte di uno spread medio praticato sul variabile che si attesta invece all’1,3 per cento.
Indice Euribor tasso variabile
Se andiamo a visionare l’andamento dell’indice Euribor, che insieme allo spread contribuisce alla formazione del tasso variabile applicato dagli istituti di credito, vediamo come esso sia rimasto inalterato: l’Euribor a 3 mesi infatti, il più utilizzato dalle banche per tarare il calcolo della rata mensile nei mutui a tasso variabile, è da parecchi mesi fisso a un indice negativo di -0,35 per cento, e da un punto di vista tecnico questo valore va sottratto allo spread deciso in autonomia dalla banca per ottenere il tasso finale applicato sul mutuo variabile, per cui ad esempio se lo spread è dell’1,3 per cento, il tasso finale sarà dello 0,95 per cento. Se ci dovessimo limitare al confronto degli indici dunque, vedremmo come negli ultimi mesi la differenza tra tra fisso e variabile sia salita da 100 a 170 punti. Nel lungo periodo l’Euribor a 3 mesi secondo gli analisti dovrebbe passare dall’attuale -0,35% allo 0,65 per cento entro dicembre 2021, ma al contrario del tasso fisso, questa risalita sarà molto graduale, tanto che secondo le previsioni questo indice resterà negativo fino a settembre 2019.
Tassi 2017: quale futuro?
Dunque, se per i primi mesi del 2017 i tassi sono rimasti inalterati, la situazione è destinata a mutare presto, poiché è previsto che gli indici del tasso fisso continuino a risalire nel corso dell’anno: dunque gli istituti di credito rivedranno presto o tardi le loro offerte a tasso fisso, ritoccando gli spread sui mutui a tasso fisso in maniera da renderli prossimi a quelli praticati sul tasso variabile. Questo vuol dire che chi ha intenzione di contrarre un mutuo a tasso fisso, perché si sente più sicuro e al riparo dalle oscillazioni del mercato rispetto alla scelta del tasso variabile, deve sbrigarsi perché potrebbe non essere più conveniente già nei prossimi mesi del 2017. Va detto inoltre che già adesso per i mutui a breve termine, quelli da rimborsare in 10 o 15 anni, la scelta del tasso variabile è più vantaggiosa, visto oltretutto che i tassi paiono destinati a risalire molto più lentamente, e gli interessi del finanziamento si pagano soprattutto nella prima metà del piano di ammortamento.