Trattiamo oggi quelle soluzioni finanziarie indirizzate alla categoria dei dipendenti pubblici.
Nello specifico desideriamo approfondire la situazione fiduciaria degli insegnanti (sia quelli di ruolo che la docenza precaria) della scuola pubblica.
Gli istituti bancari hanno una predilezione – ovvia, certamente – per quei clienti che possono vantare una situazione contrattuale aliena da imprevisti: in tal modo la banca si espone ad un minor rischio, aspetto che si riverbera sul premio e le condizioni complessive del finanziamento.
Pertanto i docenti nella scuola pubblica avranno facilmente accesso ad un prestito in denaro.
Un unico requisito richiesto dall’ente bancario – assolutamente determinante – è il contratto a tempo indeterminato, attivo da un periodo minimo di quattro mesi.
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Il prestito personale non finalizzato
Una prima soluzione efficace è il prestito personale non finalizzato, soluzione che permette di chiedere l’importo desiderato senza dare alcuna giustificazione, e con la facoltà di modulare il piano di ammortamento per la durata temporale desiderata.
Va ricordato che i dipendenti statali (e dunque anche quelli degli istituti scolastici) hanno accesso al fondo Inpdap.
Cos’è il fondo Inpdap?
A seguito della cessazione operativa dell’istituto di previdenza per i dipendenti pubblici, la concessione dei prestiti INPDAP è stata accorpata alle competenze dell’INPS.
I dipendenti della scuola e i pensionati iscritti alla Gestione Pubblica dell’INPS possono dunque inoltrare richiesta di finanziamento – anche pluriennale – direttamente all’ente di previdenza o a una delle banche che hanno siglato delle convenzioni con tale ente.
L’accesso a tale fondo dà la possibilità di ottenere piccoli o più consistenti prestiti, di un importo complessivo fino a quattro mensilità, con tempistiche assolutamente rapidi.
La cessione del quinto di stipendio
In caso vi siano altri prestiti o mutui in essere è consigliato prendere in considerazione la cessione del quinto di stipendio.
Questa soluzione che garantisce vantaggiosi tassi di interesse, permettendo di onorare il pagamento della rata mediante addebito in busta paga.
Alla cessione del quinto è possibile aggiungere un cosiddetto “prestito delega“, un secondo prestito che consente l’accesso ad importi superiori.

Entrambe queste formule, ovvero la cessione del quinto e il prestito delega, evitano di esporre il beneficiario del finanziamento a situazioni fastidiose, come un eventuale ritardo nel pagamento; inoltre, durante tutto il periodo della restituzione, è possibile stipulare una polizza assicurativa sui ritardi imprevisti.
L’incognita contrattuale
Quando però il docente non è “di cattedra“, bensì è un precario, l’accesso al credito si rivela essere una procedura assai più complicata.
Sempre meno numerosi sono infatti i concorsi indetti dal Ministero dell’Istruzione per l’accesso alla scuola pubblica, e dunque il fenomeno dei docenti a contratto annuale rappresenta la prevalenza in tale categoria.
Se il docente, pur lavorando, non ricopre una posizione di ruolo, come nel caso di un supplente, il suo profilo verrà infatti preso in considerazione dalla banca come quello di un potenziale cattivo pagatore.

L’unica strada risulta essere l’affidarsi ai prestiti personali: questa tipologia di prestito offre una liquidità inferiore rispetto ad un qualsiasi mutuo e non è finalizzato.
Il problema risiede però nella questione degli interessi: richiedendo minori garanzie, l’istituto impone un premio decisamente più oneroso per il pagatore.
I prestiti rivolti alla categoria dei docenti precari in media offrono una liquidità che oscilla all’interno di un margine compreso tra i 5.000 e i 60.000 euro.
Un pregio di questa tipologia creditizia è la rapidità della sua realizzazione: non essendo dovute le garanzie consuete, la fase di istruttoria è molto snella.
Finanziamenti per i docenti neoassunti
Un altro limite imposto sull’erogazione del prestito è costituito dal fatto che un insegnante precario figura sempre come un neoassunto.
I rinnovo annuale del contratto impone al docente precario un contratto di lavoro diverso ogni anno, e dunque egli riveste una situazione lavorativa virtualmente continuativa: agli occhi della banca figura come un lavoratore a tempo determinato.
A ciò si aggiunga che, se il contratto di lavoro dura ad esempio 9 mesi e prima di inoltrare richiesta di prestito occorrono dai 3 ai 6 mesi, il tempo rimanente per poter ottenere un finanziamento è davvero esiguo.

Considerazioni finali
Quella dei prestiti per i docenti precari è materia assai complessa, dato il contratto lavorativo che si possiede, che espone il professionista a numerose incognite.
Questo vale tanto per i prestiti quanto per i mutui, considerato che un mutuo per la casa comporta un impegno economico più gravoso di quello che coinvolge un semplice prestito personale.
Le soluzioni attualmente disponibili nell’immediato, data la lunga prassi illustrata per ottenere la fiducia dell’ente bancario, risulta essere il prestito personale, o la via del garante.