Il prestito vitalizio ipotecario è una forma di finanziamento nata in Gran Bretagna e diffusa soprattutto nel mondo anglosassone, che però si sta diffondendo anche in Italia, dove recentemente è stata erogata una nuova normativa che lo regolamenta.
Questa forma di finanziamento ha come caratteristiche principali quelle di essere rivolto a persone con più di 60 anni di età e proprietarie di un immobile residenziale e di non prevedere il rimborso della cifra concessa tramite le classiche rate. Si tratta in pratica di una alternativa alla nuda proprietà: il proprietario di un immobile che ha la necessità di richiedere un prestito monetizza il valore della propria casa, incassa subito i soldi e in cambio lascia ai suoi eredi la scelta di riscattare l’immobile in questione oppure di venderlo per poter saldare il prestito. Ovviamente c’è anche la possibilità che il proprietario rimborsi il prestito in qualsiasi momento, pagando poi a rate gli interessi. In poche parole, quindi, l’immobile del richiedente del finanziamento funge da garanzia per il prestito stesso, che viene erogato senza che venga alcun rimborso per tutta la durata della vita del debitore.
Prestito vitalizio ipotecario, la normativa
Questo tipo di finanziamento è stato lanciato nel 1999 in Gran Bretagna, mentre in Italia è stato introdotto nel 2005, regolamentato con l’art. 11 quaterdecies del decreto-legge n. 203/2005; in seguito, nel maggio del 2015, è entrata in vigore la legge 44 del 2 aprile 2015, integrata tramite il Decreto attuativo n°226 del 22 dicembre 2015: in questa occasione veniva abbassata l’età minima del richiedente da 65 a 60 anni. Il 16 febbraio 2016, infine, la Corte dei Conti ha registrato il regolamento nella Gazzetta Ufficiale e il provvedimento è entrato in vigore il 2 marzo 2016.
Prestito vitalizio ipotecario: come funziona e cosa cambia
Secondo la legge attuale possono erogare un prestito vitalizio ipotecario sia le banche sia le finanziarie regolarmente iscritte negli appositi registri pubblici.
L’entità dell’importo che viene erogato dipende dall’età del mutuatario e dal valore dell’immobile dato come garanzia ed è in genere compreso tra il 15 e il 50 per cento del valore dell’immobile.
Se il mutuatario non ha eredi, o se questi non vogliono riscattare la casa, questa verrà venduta per rimborsare il finanziamento; in caso contrario gli eredi possono rimborsare il prestito in un’unica soluzione entro i 12 mesi successivi alla scomparsa del più longevo dei contraenti del prestito vitalizio ipotecario.
La nuova normativa introduce maggiori tutele per i mutuatari: se i richiedenti, infatti, sono coniugi oppure anche solo conviventi, potranno risultare entrambi come mutuatari e avere quindi la possibilità di usufruire dell’immobile poiché il prestito sarà legato alla vita di entrambi.
Le banche o le finanziarie che erogano questo tipo di finanziamento, inoltre, dovranno garantire la massima trasparenza e indicare chiaramente tutte le spese a carico del mutuatario, come anche gli interessi maturati.
Quali sono i rischi del prestito vitalizio ipotecario
Il prestito vitalizio ipotecario non è esente da alcuni rischi, il primo dei quali è la crescita esponenziale degli interessi di anno in anno, cosa che a volte arriva a superare l’intero valore dell’immobile offerto come garanzia.
La casa data come garanzia, inoltre, non può essere ulteriormente ipotecata, venduta né data in locazione, altrimenti secondo la legge la banca può considerare risolto il contratto e chiedere quindi il rimborso del prestito e dei relativi interessi.
Infine l’ultimo rischio del prestito vitalizio ipotecario riguarda gli eredi: se dopo la morte del mutuatario la banca dovesse vendere la casa, infatti, bisogna tenere conto che in caso di mancanza di acquirenti il prezzo viene ribassato del 15% ogni anno, rendendo sempre minore l’eventuale parte spettante agli eredi. Se il ricavato della vendita non è sufficiente a coprire il debito, in ogni caso, la banca non può chiamare a risponderne gli eredi.