Come spiegato da Il Sole 24 Ore, per le aziende che desiderano trasferirsi o avere una sede a Londra non sarà più conveniente come prima. Dopo la Brexit, ad esempio, non sarà più possibile usufruire della ritenuta all’1,375% a favore delle società UE e gli eventuali investimenti in titoli di emittenti inglesi o quotati in Inghilterrra subiranno delle notevoli penalizzazioni. La merce non potrà più muoversi liberamente tra Ue e Uk e anche i voli aerei low cost presenteranno una serie di problematiche da dover risolvere.
Brexit: conseguenze sull’economia italiana ed inglese
Su Il Sole 24 ore è possibile leggere quanto segue: “Non sarà più applicabile la direttiva “madri e figlie” che, a certe condizioni, prevede l’esenzione dei dividendi corrisposti a società madri della Ue. Né si potrà interporre una società Ue per via della clausola antiabuso contenuta nella direttiva. Non si potrà applicare la direttiva “interessi e royalties” che prevede l’esenzione da ritenuta su questa tipologia di flussi reddituali corrisposti a società madri della Ue. L’unica facoltà sarà l’applicazione della convenzione con il Regno Unito che abbatte la ritenuta sui dividendi al 5% (se la società beneficiaria detiene almeno il 10% dei voti della partecipata) o al 15% negli altri casi; la ritenuta sugli interessi al 10%; e la ritenuta sulle royalties all’8 per cento”.
In particolar modo bisogna sottolineare il fatto che gli investimenti in titoli di emittenti inglesi o quotati in Inghilterra subiranno delle forte penalizzazioni.
Anche dal punto di vista doganale ci si troverà di fronte ad un grande cambiamento: con la Brexit, infatti, l’Uk entra a far parte dei paesi extra Ue e di coseguenza la merce non avrà più la possibilità di passare i confini liberamente. Le merci da esportare dovranno essere dichiarate con bolletta doganale, presentando un onere amministrativo e dichiarativo in più, mentre le importazioni diventeranno imponibili.
Anche l’università e la ricerca potrebbero subire un arresto per colpa della Brexit: “Londra oggi ha record di fondi europei conquistati per la ricerca e rappresenta la meta più gettonata da migliaia di cervelli oltre che da 150mila studenti che ogni anno dall’Ue scelgono i prestigiosi atenei d’Oltremanica per i loro studi (almeno 5mila sono italiani). Subito dopo il referendum diversi atenei inglesi, a partire dal Kings college e dall’Imperial college di Londra, hanno assicurato gli studenti che almeno per i prossimi due anni non cambierà nulla (dalle tasse ai possibili visti). E che si farà di tutto per mantenere l’internazionalità, aspettando le decisioni del Governo”.
A rischio anche il progetto Erasmus e i voli low cost
Molto probabilmente anche il progetto Erasmus subirà una battuta d’arresto e per questo motivo l’Inghilterra potrebbe decidere di far pagare gli studenti che desiderano partecipare al programma di mobilità.
Fino ad oggi le compagnie aeree low cost erano riuscite a sfruttare la rimozione da parte dell’Unione Europea di vecchie restrizioni bilaterali e la liberalizzazione della concorrenza. Uscendo dall’Unione Europea, la compagnia britannica Easyjet sarà costretta a stiplulare nuovi accordi con i paesi europei, mentre l’irlandese Rayanir ha già dichiarato di voler ridurre gli investimenti nel Regno Unito, concentrandosi sulla Spagna e molto probabilmente anche sull’Italia.
Un’altra note dolente è rappresentata dall’assistenza sanitaria: “Oggi un cittadino europeo in Gran Bretagna ha diritto a cure mediche e ospedaliere con l’assicurazione medica europea, che continuerà a funzionare fino al divorzio definitivo. In futuro potrebbe essere trattato come un extracomunitario, che ora paga tariffe da 120 sterline per le visite generaliste e per il ricovero all’ospedale paga in anticipo o si impegna per iscritto a saldare quando viene dimesso. Le tariffe per gli extracomunitari sono il 150% di quelle nazionali. Agli extraeuropei con permesso di soggiorno superiore a sei mesi viene addebitata una tassa per la sanità che dà accesso gratis ai servizi sanitari: potrebbe valere anche per gli europei”.
Non è possibile sapere con certezza le conseguenze della Brexit sull’economia italiana, ma di sicuro può essere considerata una battutta d’arresto al sogno di un’Europa unita.