L’ultima novità in tema di previdenza si chiama prestito pensionistico. Secondo le ultime indiscrezioni di stampa il governo nell’ambito del suo progetto Ape, acronimo di Anticipo pensionistico, starebbe valutando l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per quei dipendenti che lo vorranno e che potranno accedere alla pensione con un anticipo fino a 3 anni ricevendo un prestito da un istituto di credito. Prestito equivalente al trattamento pensionistico che spetterebbe al lavoratore dalla richiesta di anticipo fino al raggiungimento del requisito anagrafico. Un prestito bancario che dovrebbe essere garantito dallo Stato ma che ovviamente dovrà essere pagato dal lavoratore con una rata applicata sulla sua pensione. In ogni caso non se ne parlerà prima della prossima legge di Stabilità, quindi in autunno, per una misura che entrerebbe in vigore nel 2017.
Caratteristiche e requisiti del prestito previdenziale
A parlare per primo di “prestito pensionistico” era stato l’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini (governo Letta) che avrebbe voluto introdurre la formula per consentire a determinate categorie di lavoratori dipendenti, la possibilità di accedere a un sostegno economico con un anticipo di alcuni anni rispetto alla raggiungimento dell’età della pensione risolvendo per questa via anche la questione degli esodati, cioè di quei lavoratori rimasti senza stipendio e senza pensione a seguito dell’entrata in vigore della riforma Fornero del 2011.
Il prestito pensionistico, lasciando uguale il sistema previdenziale rivisitato dalla legge Fornero, in quest’ottica riempirebbe l’intervallo di tempo tra la fine degli interventi di sostegno al reddito e il raggiungimento dei requisiti per il pensionamento. Il lavoratore percepirebbe un assegno fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia restituendo successivamente il prestito.
Nella versione allo studio del governo Renzi i requisiti di chi vuole accedere all’assegno pensionistico anticipato, che sarebbe pari a circa 762 euro al mese (per 13 mensilità) sarebbero quei lavoratori a cui mancano non più di 3 anni (5 nelle prime ipotesi) dal compimento dell’età pensionabile, per una durata massima del prestito pari appunto a un triennio.
Trattandosi di un prestito una volta ottenuta la pensione i beneficiari dovranno restituire almeno i 2/3 dell’anticipo ottenuto su base pluriennale tramite micro prelievi strutturali sul rateo mentre un terzo della somma potrebbe essere pagato dallo Stato a titolo di sostegno al rimborso, ma siamo nel campo delle indiscrezioni.
Pensione anticipata con prestito: critiche
Sul fronte della critiche alla possibile misura della pensione anticipata con prestito, opposizione politica e sindacati non si sono fatti attendere. La Uil ad esempio chiede innanzitutto al governo di chiarire se gli interessi da pagare sarebbero a carico del richiedente o dell’Inps, cioè dello Stato.
Poi secondo il sindacato retto da Carmelo Barbagallo il governo dovrebbe prendere in carico una quota della rata proporzionalmente al reddito da pensione spettante e relativamente alla situazione lavorativa del soggetto interessato. Resta tutta da valutare la procedura di accesso e di erogazione del prestito che non dovrebbe avere oneri per l’interessato fatto salvo quello indicare la banca o altro istituto finanziario che materialmente emetterà il prestito.
Prestito pensionistico: la simulazione della Uil
Secondo la Uil l’ipotesi del prestito pensionistico per la flessibilità in uscita sulle pensioni “è molto onerosa per il lavoratore” oltre a suscitare “perplessità” sul ruolo che verrebbe assegnato di banche e assicurazioni. “La via maestra è la reintroduzione di una flessibilità di accesso alla pensione a 62 anni. Il sindacato è pronto a discuterne le modalità, ma bisogna evitare soluzioni pasticciate.
Il prestito pensionistico, che indiscrezioni giornalistiche attribuiscono al Governo, presenta molte criticità. Inoltre, non è chiaro il tipo di tassazione che verrebbe applicato né l’ammontare degli interessi” spiega il segretario confederale Uil Domenico Proietti. Secondo la simulazione della Uil facendo il caso di un lavoratore che accede con un anno di anticipo e con un trattamento pari a 1.000 euro lordi questo perderebbe il 6,9% della pensione, in pratica un’intera mensilità netta all’anno.