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Guida ai tassi d’interesse

I tassi di interesse con cui si ha a che fare quando si fa domanda per contrarre un prestito sono la “bestia nera” dei clienti e la “gallina dalle uova d’oro” per le banche. Gli acronimi e le percentuali riportate nei prospetti dei contratti di cui si sente parlare negli spot pubblicitari generano spesso dubbi e confusione. Proviamo con questa guida a districarci nella selva di tassi e sigle, per capire a cosa effettivamente si deve stare attenti e cosa in pratica si va a pagare quando si prende in prestito una somma di denaro presso una banca o presso un altro istituto finanziario.

Tasso d’interesse, Euribor, TAEG e TAN: cosa sono

Innanzitutto quando si chiede un prestito sarebbe buona norma informarsi correttamente su cosa si nasconde dietro acronimi come, Euribor, ISC o TAN, per capire come vengono calcolati e per confrontarli anche con altre offerte. Più in generale il tasso d’interesse passivo è la remunerazione che spetta al prestatore (la banca o la finanziaria) sull’importo messo a disposizione del debitore.

Per un contratto di mutuo, gli interessi rappresentano in ultima istanza il compenso che la banca richiede come contropartita per il prestito concesso. Anche la remunerazione percepita quando si fa un investimento in denaro o titoli è rappresentata dagli interessi, che in questo caso si chiamano attivi, e sono calcolati come quelli passivi secondo un tasso percentuale applicato sull’ammontare di denaro investito.

Ad esempio il tasso d’interesse relativo a un mutuo viene determinato in base a determinati parametri: l’Euribor o l’IRS, cui la banca aggiunge una maggiorazione (in termini tecnici lo spread) che rappresenta il guadagno della banca sull’operazione. Stessa cosa se a richiedere un prestito è un’impresa. Più in dettaglio l’Euribor, acronimo di Euro Inter Bank Offered Rate, tasso interbancario di offerta in euro, è un tasso di riferimento che indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie tra le principali banche europee.

L’Euribor è usato come tasso medio applicato dai principali istituti di credito, con controparte altre primarie banche, per operazioni a termine effettuate sul mercato interbancario con scadenza una, due e tre settimane, e da uno a dodici mesi. L’Euribor varia in base alla durata del prestito e non dipende dall’ammontare del capitale. L’Euribor, che viene calcolato giornalmente, è perciò un indicatore del costo del denaro a breve termine ed è usato come tasso base per il calcolo degli interessi sui mutui ipotecari a tasso variabile.

Il tasso di riferimento della BCE

Il tasso di riferimento della Banca Centrale Europea è invece il tasso al quale l’istituto centrale con sede a Francoforte concede prestiti alle banche dell’Eurozona. Il tasso BCE in soldoni (è proprio il caso di dirlo) rappresenta il costo del denaro per le banche che operano in Eurolandia.

Quindi se la BCE alza il livello del tasso, cosa lontanissima di questi tempi di bassa crescita e bassa inflazione, i costi di finanziamento del sistema bancario aumentano e ciò si traduce sui tassi applicati alle famiglie e alle imprese che subiscono un aumento. Grazie a questo strumento l’Eurotower può provare a contenere le fluttuazioni del ciclo economico.

IRS

L’IRS (noto anche come Eurirs) sta per di Interest Rate Swap ed è il tasso d’interesse usato tra due contraenti per determinare gli interessi sui prestiti. Tale tasso ogni giorno viene quotato in Borsa e fa da base per il calcolo degli interessi sui mutui e sui finanziamenti a tasso fisso. Anche qui la banca aggiunge lo spread che come detto è il suo guadagno.

Tenere sotto controllo l’andamento del tasso di riferimento della BCE, dell’IRS e dell’Euribor serve a farsi un’idea più chiara del trend in atto. Le variazioni dell’Euribor incidono come si è visto su chi ha contratto un mutuo a tasso variabile, con effetti diretti sulla rata.

TAN e TAEG

Di TAN e TAEG si sente parlare ad esempio nelle pubblicità di beni acquistabili a rate, si pensi a un’auto piuttosto che a dei mobili per arredare casa. Le offerte pubblicitarie devono obbligatoriamente riportare l’ISC (Indice Sintetico di Costo) a tutela del consumatore. TAN è acronimo di Tasso Annuo Nominale e ci dà contezza soltanto degli interessi dovuti su un prestito in un anno.

Il TAN è calcolato come differenza fra importo rimborsato e importo avuto senza considerare altre spese, come quelle di istruttoria. Il TAN è perciò meno indicativo dell’ISC – meglio conosciuto ancora come TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) – che racchiude invece quasi tutte le voci di spesa del prestito come commissioni, spese d’istruttoria, assicurazioni e polizze collegate al finanziamento. Insomma l’Indice Sintetico di Costo è il tasso più realistico, quello a cui si deve effettivamente guardare per capire il costo di un prestito e per mettere a confronto le varie offerte commerciali.

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