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Prestiti a km zero per finanziare le piccole imprese

La riduzione del credito alle medie e piccole imprese negli ultimi cinque anni, complice la crisi economica internazionale, ha comportato una ricerca di formule alternative per finanziare i lavoratori in difficoltà: una di queste tipologie che sono risultate alla resa dei conti efficaci è rappresentata dai prestiti a km zero, tanto che la CNA, ossia la Confederazione Nazionale dell’Artigianato, ne ha chiesto ora la regolamentazione affinché questi canali indiretti e informali di finanziamento possano incrementare e diffondersi, al fianco di ulteriori strumenti vitali per il sostegno alle piccole e medie imprese.

Cosa si intende per prestiti a km zero

Poiché durante la crisi gli istituti di credito hanno concesso sempre meno finanziamenti, i lavoratori appartenenti alle cosiddette Pmi hanno dovuto inventarsi nuove forme di sostegno localizzato: quando parliamo di prestiti a km zero non intendiamo altro che un sistema virtuoso in cui la circolazione di denaro contante giunge da amici, parenti, soci, fornitori e collaboratori, insomma tutti coloro che sono fisicamente vicini al piccolo imprenditore bisognoso di liquidità: secondo i vertici della CNA, se venissero regolamentati questi prestiti si potrebbero aggirare le diffidenze create in questi anni dai normali erogatori di credito, trasformando questo sistema informale in un veicolo di mutualità territoriale. Per quanto il 2016 registri segnali di miglioramento sul fronte creditizio, è necessario dare maggiore diffusione e risalto a questi canali alternativi.

Le proposte del CNA

In dettaglio la proposta della Confederazione degli Artigiani prevede di sbloccare, innanzitutto dal punto di vista normativo, e successivamente mediante incentivi, tutti gli strumenti finanziari finalizzati al sostegno della patrimonializzazione delle piccole e medie imprese, in modo da accrescere da un lato la conoscenza e la diffusione delle diverse modalità di riduzione dell’imposta sui redditi derivanti dal finanziamento del capitale di rischio, a cominciare proprio dai prestiti a km zero, e dall’altro di migliorarne l’impatto. Allo stesso tempo si chiede l’introduzione dell’imposta sul reddito delle imprese, in modo da premiare chi investe sulla propria azienda, allineando l’aliquota dei redditi lasciati all’impresa con quella delle società di capitali. Non si tratta della sola proposta avanzata dal CNA: tra le altre si chiede la creazione di una banca digitale, accessibile h24 su tablet e smartphone, in modo che sia più semplice e flessibile per l’imprenditore reperire i capitali necessari.

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