Il funzionamento del mutuo a tasso variabile prevede che gli interessi dovuti dal mutuatario ogni mese attraverso il piano di rimborso siano soggetti alle oscillazioni del mercato, con un calcolo che viene effettuato sommando il tasso Euribor insieme a un valore percentuale, il cosiddetto spread, che provoca i possibili rialzi o ribassi della rata di ammortamento. Nel corso degli ultimi anni, per cercare di porre un freno a queste oscillazioni che possono mettere in crisi una famiglia alle prese con il pagamento del mutuo a tasso variabile, gli istituti di credito hanno fatto ricorso a clausole che fissano un limite percentuale al di sotto o al di sopra del quale gli interessi dovuti dal mutuatario non possono scendere né salire: dopo aver visto come funziona il mutuo con Cap, adesso concentriamo la nostra attenzione sulle cosiddette clausole floor, e capiamo quanto incidono sugli oneri del mutuo.
Come funziona la clausola floor
Questa clausola, introdotta esclusivamente per i mutui a tasso variabile e solo in anni recenti, nasce per fungere da garanzia e salvaguardia per l’istituto di credito, poiché agisce in modo tale che gli interessi siano almeno pari al valore percentuale individuato dalla clausola stessa, anche nel momento in cui il parametro, che è variabile ed è tarato sul tasso Euribor, fosse inferiore al valore del tasso assunto dalla clausola floor. Cosa vuol dire concretamente per il mutuatario? Chi ha sulle spalle il pagamento del mutuo sostanzialmente si impegna a pagare interessi almeno pari a questo limite fissato nella clausola floor, e dunque anche se nel normale calcolo Euribor più spread avrebbe interessi minori, si ritrova con tale clausola “costretto” a pagare un minimo prefissato a tutela della banca. Per capire se conviene stipulare un mutuo a tasso variabile con clausola floor, innanzitutto bisogna informarsi se il proprio istituto prevede tale limite prefissato, e poi fare confronti con altri preventivi e vedere se vi sono differenze sostanziali laddove deve essere comunque chiaro che con questa clausola il mutuatario non potrà mai godere pienamente di un calo dei tassi d’interesse vigente sul mercato finanziario.
Floor e Cap: limiti e tutele per banche e beneficiari
A prima vista sembrerebbe non vi sia alcuna convenienza nello stipulare un contratto con clausola floor, tanto varrebbe optare per un tasso fisso: tuttavia va ricordato che contestualmente gli istituti di credito hanno introdotto le clausole cap che hanno una funzione diametralmente opposta, ossia a essere tutelato in questo caso è il beneficiario del mutuo, poiché si fissa un limite percentuale al di sopra del quale gli interessi dovuti non possono salire, garantendo il mutuatario da rialzi di mercato troppo elevati. Ecco perché, nel gioco delle tutele reciproche, bisogna studiare numeri alla mano quanto incidono le clausole floor sul piano di ammortamento.
Clausole vessatorie?
Per dovere di cronaca va riportata l’opinione di alcune associazioni di consumatori che ritengono tali clausole floor assolutamente vessatorie nei confronti del mutuatario, poiché comportano degli oneri a carico del consumatore che si ritroverebbe in una posizione di significativo squilibrio, dal punto di vista contrattuale, rispetto alla banca. Usiamo il condizionale perché tale valutazione ci sembra più idonea nel momento stesso in cui l’istituto di credito celasse illecitamente la clausola floor al cliente, ma se tale clausola viene riportata sul contratto in maniera chiara, e dunque letta e ben compresa dal cliente al momento della stipula, sembrerebbe fuori luogo parlare di vessatorietà. Il consiglio rimane sempre allora quello di confrontare vari preventivi con rispettivi tassi e clausole per capire se conviene o meno al singolo beneficiario stipulare un mutuo a tasso variabile con floor.