La necessità di rilanciare l’economia italiana passa necessariamente per lo sviluppo delle regioni meridionali, e per raggiungere questo obiettivo lo Stato ha messo a disposizione uno strumento come il finanziamento BEI-PON Ricerca per il Sud, pensato appositamente per sostenere progetti innovativi che possano offrire occasione di rilancio e polo d’attrazione di investimenti nel Mezzogiorno, che più di ogni altro territorio italiano avverte la necessità di aiuti concreti per migliorare la difficile situazione economica in cui versa. Vediamo insieme che cos’è e come funziona il finanziamento BEI-PON Ricerca per il Sud, un’occasione importante per offrire ai migliori talenti delle regioni meridionali la possibilità di veder valorizzate idee imprenditoriali altamente competitive sotto il profilo tecnologico ed economico.
Che cos’è il finanziamento BEI-PON
Come si può evincere dal nome dato a questo finanziamento, esso nasce sotto l’egida di un accordo stipulato tra l’Autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Innovazione e la Banca europea per gli investimenti, appunto BEI, allo scopo di investire in progetti di ricerca ad alto contenuto tecnologico localizzati nelle seguenti regioni del Sud Italia: Abruzzo, Molise, Sardegna, Basilicata, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Si tratta di un fondo che avrà una dotazione iniziale di 200 milioni di euro, e che potrebbe salire successivamente fino a 300.
Come funziona il finanziamento
Come funziona il finanziamento BEI-PON Ricerca per il Sud? Possono accedere a questo fondo sia le imprese, tanto di grandi dimensioni quanto le Pmi, che università, centri di ricerca ed altri enti privati e pubblici che siano promotori di progetti di ricerca industriale incentrati sulle tecnologie abilitanti fondamentali, ovvero:
- Nanotecnologie
- Biotecnologie industriali
- Tecnologie avanzate di produzione
- Microelettrica e nanoelettrica
- Materiali avanzati
- Fotonica
Questo fondo è nato con lo specifico obiettivo di fornire il proprio contributo per la creazione di un’offerta di know-how tecnologico e di innovazione in tutti quei settori di ricerca individuati dalle aree tematiche della Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI). Con questa tipologia di finanziamento ci muoviamo perfettamente all’interno delle nuove regole volute dall’Unione Europea e che riguardano la programmazione dei fondi per il periodo 2014-2020, che prevedono esplicitamente l’utilizzo delle risorse in tema di ricerca, sviluppo e innovazione mediante la creazione di una dettagliata strategia di intervento da parte delle autorità nazionali e regionali, allo scopo di dar vita all’interno di ciascuno Stato una filiera dell’innovazione e della competitività. Il passo successivo sarà l’istituzione di bandi per selezionare gli intermediari che gestiranno gli strumenti finanziari.
Il ruolo della BEI
In questo contesto diventa decisivo il ruolo della Banca europea per gli investimenti, la quale assicurerà risorse aggiuntive di propria dotazione per stimolare e favorire l’attivazione di questi nuovi progetti innovativi, dietro la garanzia di copertura rappresentata dal Fondo europeo per gli investimenti strategici, dietro il cui acronimo FEIS si nasconde null’altro che il famoso “Piano Juncker” di investimenti di cui si è tanto dibattuto sui giornali negli scorsi mesi, allo scopo di abbandonare l’immagine di una Ue pensata solo come organo attuatore di una politica di rigore fiscale e di controllo dei bilanci dei singoli Stati membri, ed invece capace di occuparsi anche di crescita e sviluppo. Si tratta di una modalità innovativa di gestione dei fondi europei e nazionali stanziati sui territori, che dovrebbe consentire una maggiore efficienza ed efficacia della spesa evitando così di restituire i fondi erogati come accaduto sovente in passato, e non soltanto nelle regioni del Mezzogiorno.