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Mutui 2016-2017: tasso fisso o variabile?

L’andamento dei mutui è soggetto ad oscillazioni tali per cui la situazione può variare nel giro di pochi mesi, e la scelta del tasso fisso o variabile diventa il metro fondamentale per orientare la scelta di una famiglia che vuole acquistare un immobile, o che ha un mutuo già in corso: non a caso sono sempre di più gli istituti di credito che offrono la possibilità di passare da un mutuo a tasso fisso a uno variabile o viceversa, così come il trasferimento del finanziamento ad un’altra banca attraverso l’istituto della surroga, venendo incontro alle esigenze dei mutuatari per risparmiare il più possibile. Proviamo a capire se per il periodo 2016-2017 sia più conveniente richiedere un mutuo a tasso fisso o variabile, consapevoli che la situazione è sempre molto fluida e lo scenario può mutare nel giro di pochi mesi.

Mutui a tasso fisso

Partiamo innanzitutto dal comprendere come funzionano e oscillazioni dei tassi di interesse dei mutui: i finanziamenti a tasso fisso sono agganciati all’Eurirs, un acronimo che sta per Euro Interest Rate Swap, ovvero tasso per gli swap su interessi, in base alla durata dell’ammortamento: l’Eurirs viene calcolato giornalmente dalla European Banking Federation, che indica il tasso di interesse medio al quale tutti i principali istituti di credito europei stipulano swap a copertura del rischio di interesse. Tuttavia questo come si traduce per un mutuatario che ha un finanziamento a tasso fisso? Significa ad esempio che un mutuo decennale viene agganciato al tasso Eurirs a 10 anni vigente alla data di stipulazione del contratto, periodo durante il quale l’ammortamento non vi sarà alcuna variazione della rata periodica, poiché il tasso è appunto fissato ai livelli vigenti nel giorno in cui è avvenuta la stipulazione del contratto.

Mutui a tasso variabile

Al contrario dei precedenti, i mutui a tasso variabile sono agganciati ai tassi Euribor, i quali mutano invece da 1 a 12 mesi al massimo: come si evince facilmente dal nome, la rata periodica dipenderà dal tasso di base variabile a seconda delle condizioni di mercato, sul quale si applica uno spread fisso. C’è stato un momento in cui le oscillazioni del mercato sono state tali, soprattutto nel pieno della crisi economica, per cui i mutui a tasso variabile sono stati assai poco convenienti per i richiedenti. Vediamo se e come, adesso che è mutato il quadro generale del mercato finanziario, ciò si riflette sulla convenienza dei mutui.

2016-2017: tasso fisso o variabile?

Nelle settimane conclusive del 2016 i rendimenti dei titoli di stato e, più in generale delle obbligazioni in ambito continentale, hanno conosciuto un rialzo considerevole, pur rimanendo ai minimi storici per volontà della BCE: la ripercussione è stata immediata anche sui mutui, tanto che, rispetto anche soltanto al mese di settembre, i nuovi contratti a tasso fisso si sono rivelati molto meno convenienti, mentre non ne stanno risentendo ancora i mutui a tasso variabile, che invece oggi sono l’offerta più allettante per chi abbia la volontà di acquistare un immobile. Dopo i minimi toccati in estate, i tassi di interesse sono risaliti inesorabilmente, ma non lungo tutte le scadenze, bensì solo per quelle del medio e lungo periodo: i tassi restano sostanzialmente immutati ai minimi storici, ma con l’aumentare della durata si innalzano anche i rendimenti. Data tale situazione, nel periodo a cavallo tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 la scelta di un mutuo a tasso variabile sembra essere decisamente più conveniente di uno a tasso fisso.

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