Il pressing crescente dell’opinione pubblica riguardo la possibilità di andare in pensione anticipata sta facendo vacillare il governo Renzi, che fino ad oggi aveva risposto in materia con promesse elusive e prudenti analisi che lasciavano poche speranze di intervento per coloro che si sono visti improvvisamente aumentare l’età per andare in pensione, senza contare la drammatica situazione dei cosiddetti esodati, coloro che sono rimasti improvvisamente senza lavoro e senza nemmeno la possibilità di percepire l’assegno di previdenza. Secondo alcune indiscrezioni, il governo starebbe pensando ad una formula per far uscire dal mercato del lavoro coloro che hanno i requisiti idonei, ovvero una penalizzazione graduale in base al reddito per coloro che decidono di anticipare il pensionamento di tre anni rispetto ai requisiti di legge. Parliamo di un taglio ragionato, una percentuale fissa per ogni anno di anticipo che si dovrebbe applicare solo sulla parte retributiva del montante, visto che la quota contributiva prevede in sé già una penalizzazione in caso di ritiro anticipato.
Come finanziare l’uscita anticipata dal mercato del lavoro
La vera questione è naturalmente come finanziare questa uscita anticipata dal mercato del lavoro senza intaccare sui conti pubblici, giacché la tanto contestata riforma Fornero fu approvata proprio per mettere ordine nelle finanze dello Stato. In base a quanto trapela dalle fonti informative, il costo complessivo dell’operazione non sarebbe eccessivo, e il finanziamento dovrebbe essere sostenuto in gran parte dal sistema del credito, il quale poi verrebbe successivamente rimborsato dall’Inps con minime trattenute sulla pensione finale; la sola eccezione è rappresentata dai lavoratori potenzialmente beneficiari che si trovino però in una condizione di disoccupazione, i quali verrebbero sostenuti da un finanziamento pubblico selettivo. Infine, nei casi di prepensionamenti voluti dalle aziende per ristrutturazione o rinnovamento del personale, sarebbero gli stessi imprenditori a farsi carico dell’anticipo con una garanzia sul rischio morte del beneficiario a carico dello Stato. In ogni caso questo intervento previdenziale troverà forma definitiva nei prossimi mesi e verrà illustrato in autunno con la legge di Bilancio.
I numeri del provvedimento
Già il prossimo maggio comunque il governo dovrebbe fornire le cifre esatte del provvedimento: secondo quanto emerge al momento, l’impatto della pensione anticipata sui conti pubblici sarà di circa 1 miliardo, molto meno dunque della forbice compresa tra i 5 e i 7 miliardi ipotizzati per coprire le altre ipotesi avanzate dalle proposte di legge parlamentari, e assai più vicino agli 1,4 miliardi dello schema Inps proposto nel 2015 nel documento Non per cassa ma per equità in cui viene simulato l’impatto di un’uscita anticipata dal mercato del lavoro per circa 30mila persone.
I prossimi passaggi prima dell’illustrazione del provvedimento
Dunque entro fine maggio si dovrebbe conoscere la griglia conclusiva degli importi con relative penalizzazioni, che il governo intende pubblicare con un apposito documento: nelle prossime settimane i tecnici del ministero termineranno le simulazioni e forniranno le cifre esatte del provvedimento. Ma il capitolo pensioni non finisce qui, giacché contestualmente dovrebbe chiudersi anche la partita riguardante le misure sulla previdenza integrativa, rivolta soprattutto ai giovani lavoratori, e non sono esclusi ritocchi anche per i lavoratori dediti ad attività usuranti. E naturalmente non verranno dimenticati i restanti 24mila esodati. Un percorso che avrà il suo clou nella prossima legge di Bilancio autunnale.