Secondo il centro studi di Unimpresa, nell’ultimo anno i prestiti delle banche alle famiglie sono saliti di 20,2 miliardi di euro, da 598,9 miliardi a 619,1 miliardi (ovvero +3,38%). E le offerte si moltiplicano, sono talmente tante che, nel caso di necessità, come bisogna regolarsi? Quali sono gli elementi che non bisogna lasciarsi sfuggire per un prestito personale ottimale? Il che significa vantaggioso e con una rata il più possibile bassa?
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A cosa bisogna prestare attenzione?
C’è qualche regola da seguire, iniziando da due ‘strane’ sigle che però è necessario conoscere bene: TAN e TAEG.
TAN significa Tasso Annuo Nominale: più risulta basso, maggiore è la convenienza della rata del prestito. Infatti il TAN corrisponde al tasso di interesse usato dagli istituti bancari per fissare l’entità delle rate mese dopo mese.
Nel computo, diciamo così, del TAN, che indica anche la percentuale di interessi passivi sul debito, manca un elemento importante, ovvero le spese accessorie che potrebbero essere una bella batosta, e non vanno certamente dimenticate.
Ma di che si tratta? A questo punto si parla di TAEG, il Tasso Annuo Effettivo Globale, ovvero di tutti quei costi burocratici, che esulano dalla somma chiesta e ottenuta in prestito. Sono ad esempio le imposte di bollo sul contratto tra le parti, le spese di istruttoria, di incasso, di gestione della rata nonché quelle di chiusura della pratica. Vanno aggiunti gli oneri per le comunicazioni periodiche tra i due ‘attori’.
Occhio alle assicurazioni
In alcuni casi ci sono persino da pagare polizze assicurative stipulate all’atto dell’accordo e passate un po’ in secondo piano, per poi farsi ben evidenti quando è il momento giusto. Da dire in proposito che appunto non sono obbligatorie, a parte alcuni casi. Come quando il prestito prevede la cessione del quinto sullo stipendio mensile o se la persona che lo chiede ha avuto in passato problemi nei pagamenti (se è un cattivo pagatore). In ogni caso, di queste polizze ce ne sono di diversi tipi ma sicuramente la loro presenza permette di affrontare il pagamento di una rata con una maggiore tranquillità, pure davanti ad eventi della vita che potrebbero generare una insolvenza da parte del debitore (disguidi tipo incidenti, infortuni, disoccupazione, decesso). Da sottolineare che in genere l’assicurazione produce un costo aggiuntivo pari al 6% sulla rata.
E quindi anch’essa è legata al TAEG, che dunque ‘conteggia’ sia il TAN sia le spese accessorie e che quindi è l’elemento complessivo da tenere in considerazione, poiché rappresenta la summa di tutto ciò che effettivamente graverà sulla rata finale.
Ma come viene calcolato il TAEG?
Diverse le soluzioni, secondo però i criteri dettati dal provvedimento sulla trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari di Banca d’Italia del 9 febbraio 2011 (Recepimento direttiva 2008/48/CE sui contratti di credito ai consumatori), per evitare il pericolo di interessi illeciti.
In proposito, vanno ricordate ulteriori due sigle da tenere d’occhio, anche se se ne parla meno frequentemente: il TEG, tasso effettivo globale, che serve a puntualizzare il tasso massimo da non oltrepassare in base alla legge contro l’usura. Per TEGM invece si intende il tasso effettivo globale medio, di solito determinato ogni tre mesi con una rilevazione dei tassi praticati sul mercato, in base al tipo di procedure e di classi di importo ed è diversificato, ad esempio per i mutui, tra tasso variabile e fisso, nonché per le operazioni legate a finanziamenti inferiori e superiori ai 5mila euro. Maggiorati della metà, l’insieme dei TEGM è considerato come il ‘tasso soglia’, superato il quale, come si accennava per il TEG, si parla di tasso usuraio. In base a particolari conteggi vengono dunque calcolati i tassi da pagare, e non è detto che TEG e TAEG coincidano.
Praticamente i diversi istituti hanno un loro strumento per calcolare il TAEG, in modo da individuare subito quale sarà la rata da pagare, in base al finanziamento, all’importo mensile, alla frequenza di rate.
Ecco perché serve tutta una serie di preventivi per cercare di capirci di più e quindi passare alla fase successiva: chiedere effettivamente il prestito.
La matematica al centro di tutto
I diversi calcoli di cui si diceva sono determinati da operazioni matematiche non esattamente alla portata di tutti (soprattutto se ‘allergici’ a tale materia), in base al metodo dei minimi quadrati.
Ecco perché pure sul web stanno diventando molto numerosi i siti in cui vengono calcolati automaticamente il TAN e soprattutto il TAEG di una determinata quota che si intende chiedere in prestito. Sono messi a punto software che, inserendo tutti i dati-informazioni richiesti, compreso il numero e la frequenza delle rate, riescono a calcolare il TAEG in tempi reali.
Certo, serve prima di tutto una dimistichezza con la Rete e un po’ di pazienza nel confrontare le davvero tante soluzioni proposte ma almeno si ha un quadro definito su che cosa andiamo incontro.
Dunque, in sintesi, attraverso il TAEG dei diversi finanziamenti, è possibile calcolare con esattezza il vantaggio e il costo minore o maggiore dell’uno o dell’altro, per una migliore consapevolezza.
Per gli esperti, infine, il prestito si ottiene con maggiore facilità se alle spalle c’è un garante che possa intervenire in caso di problemi nei pagamenti, nonché allungare la durata delle rate. Un finanziamento distribuito su un maggior arco temporale le rende infatti più piccole e più leggere, dando una maggiore capacità di fronteggiarne il costo.
Per concludere questo breve excursus. Gli analisti suggeriscono che il primo passo nella richiesta del prestito consiste nel chiederne uno compatibile con il proprio tenore di vita. Ovvero non superare il 33% dei propri redditi mensili. E vale anche la regola di non chiedere più prestiti a istituti diversi contemporaneamente.