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Prestiti agevolati a professioniste e imprenditrici

L’occupazione femminile, insieme a quella dei lavoratori under 35, rappresenta una delle maggiori preoccupazioni del governo italiano, che ha messo in campo da anni una serie di agevolazioni e progetti di finanziamenti per dare impulso a questi settori considerati strategici per un rilancio complessivo dell’economia nazionale. Rientra in questo obiettivo la decisione di prolungare fino al 2017 le agevolazioni per l’accesso al credito dedicate esplicitamente a lavoratrici autonome, libere professioniste e imprese femminili che sono scadute il 31 dicembre 2015, previste dal Protocollo ABI intitolato per la crescita delle imprese a prevalente partecipazione femminile. Diamo un’occhiata più da vicino a questi prestiti agevolati messi in campo per sostenere l’occupazione femminile e le banche aderenti con gli importi a disposizione a cui potersi rivolgere.

Finanziamenti per imprese femminili

Mediante l’accordo con gli istituti di credito aderenti al progetto, le imprese al femminile possono contare su una serie di prestiti agevolati a disposizione di lavoratrici autonome, professioniste ed imprenditrici, che rientrano nei seguenti programmi:

  • Donne in start-up
  • Donne in ripresa
  • Investiamo nelle donne

Questi tre progetti presentano specifiche peculiarità e si rivolgono ad un segmento specifico di lavoro al femminile: quello riservato alle start-up incentiva tanto la costituzione di nuove imprese purché a prevalente partecipazione femminile, che l’avviamento delle donne nel campo della libera professione. Le “donne in ripresa” è invece destinato alle piccole e medie imprese che si trovano in difficoltà economiche per la crisi ed hanno bisogno di un sostegno, che può essere sfruttato anche da lavoratrici autonome che si trovano nella medesima situazione. Infine c’è tutta una fetta di agevolazioni che riguardano specificamente  gli investimenti materiali o immateriali per lo sviluppo dell’attività di impresa o della libera professione.

Banche aderenti

Questo progetto a sostegno dell’occupazione femminile non sarebbe stato possibile senza l’accordo con gli istituti di credito che hanno messo a disposizione uno specifico plafond finanziario, ognuno a seconda della proprie possibilità, destinato all’erogazione dei prestiti agevolati. Scaduto nel 2015, il Protocollo ABI è stato prorogato per ora fino al dicembre del 2017. Ecco l’elenco delle banche aderenti con i relativi importi:

  • Gruppo Intesa SanPaolo: 600 milioni di euro
  • Gruppo Ubi Banca: 300 milioni di euro
  • Banca Popolare di Milano: 300 milioni di euro
  • Banco Popolare: 100 milioni di euro
  • Banca delle Marche: 20 mlioni di euro
  • Banca Popolare dell’Emilia Romagna: 15 milioni di euro
  • Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza: 15 milioni di euro
  • Banca Carim: 10 milioni di euro
  • BCC di Avetrana: 10 milioni di euro
  • Credito Valtellinese: 10 milioni di euro
  • Unipol Banca: 10 milioni di euro
  • Banca Popolare di Friuladria: 8 milioni di euro
  • Banca di Piacenza: 5 milioni di euro
  • Banca Malatestiana: 5 milioni di euro
  • Banca di Credito Popolare: 5 milioni di euro
  • Banca Popolare di Bari: 5 milioni di euro
  • Cassa di Risparmio di San Miniato: 5 milioni di euro
  • Cassa di Risparmio di Cesena: 5 milioni di euro
  • Cassa di Risparmio della Spezia: 5 milioni di euro
  • Credito Cooperativo Ravemmate e Imolese: 5 milioni di euro
  • Gruppo Bancario Cassa di Risparmio di Ravenna: 5 milioni di euro
  • BCC di San Giovanni Rotondo: 3 milioni di euro
  • BCC delle Prealpi: 2,5 milioni di euro
  • Banca di Cesena: 2 milioni euro
  • Cassa di Risparmio di Orvieto: 2 milioni euro
  • Banca Caripe: 1 milione euro
  • Banca Valdichiana Credito Cooperativo Tosco Umbro: 500mila euro
  • Banca Area Pratese Credito Cooperativo: 500mila euro

Come funziona il prestito agevolato

Il finanziamento a favore delle lavoratrici e delle imprenditrice funziona come un normale prestito, ma a fare da garante vi è la Sezione speciale del Fondo di garanzia per le PMI creato appositamente in favore delle imprese a prevalente partecipazione femminile, oltre alle eventuali garanzie sia di natura pubblica che personale che le banche riterranno utile acquisire prima di autorizzare la concessione del finanziamento. È prevista per una sola volta la possibilità di sospendere le rate del rimborso, per un massimo di 12 mesi, in una serie di specifici casi: maternità, grave malattia dell’imprenditrice o lavoratrice autonoma oppure del suo coniuge, convivente o figli anche adottivi, malattia invalidante di un genitore o parente o affine entro il terzo grado convivente con l’imprenditrice o lavoratrice autonoma.

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